di Mauro Manciotti e Vito Molinari

 

Era la fine degli anni ’50 e io bimbo stavo giocando con i miei coetanei nella nostra S.Ilario, quando si sparse la voce che al ristornate del paese c’era Govi che stava pranzando in compagnia della moglie, ci precipitammo per vedere finalmente da vicino quel “nonno” esilarante che spesso la sera vedevamo in televisione, unica deroga dei nostri genitori al “tutti a letto dopo Carosello”. Ricordo il suo sorriso accogliente alla nostra richiesta di autografo, uno schizzo del suo viso con sotto la firma su un tovagliolo immacolato. Quel prezioso cimelio è andato poi perduto, ma non è stato così per quella sorta di imprimatur che mi trasmise quel magico incontro. A distanza di quasi settant’anni si realizza il mio sogno di portarlo in scena, con una riproduzione fedele e devota dei suoi stilemi comici, della sua padronanza scenica, una sorta di rispettosa clonazione messa al servizio dei suoi “Manezzi” nella bomboniera del teatro sociale di Camogli e poi al Teatro della Corte Ivo Chiesa di Genova. Govi è ormai assurto ad autentica “maschera” della commedia, caposcuola indiscusso della comicità “in genovese”. A farmi da guida, come una sorta di prezioso “portolano” in questo mio percorso è stato un altro “grande” dell’epoca, il regista Vito Molinari. Uno degli inventori della televisione, un altro punto di riferimento essenziale per chi come me ha scelto questo meraviglioso mestiere. Prima col suo mitico “Tutto Govi”, realizzato in collaborazione con Mauro Manciotti, che sdoganò la neonata Rai Tre e poi con questo prezioso libro, Vito ha generosamente “foraggiato” la mia voglia di Govi, mentre Mauro Manciotti con le sue indimenticabili recensioni sul “Secolo XIX” è stato il primo ad intuire il mio talento. Ad entrambi sono devotamente debitore, e anche in questi giorni che sto allestendo lo spettacolo non posso fare a meno di consultare quasi quotidianamente quest’opera, per evitare che il “tremor di vene e polsi” nell’affrontare il mito Govi rischi di travolgermi. Un grazie speciale agli amici Vito e Mauro per aver saputo con questo libro rendere storia la vicenda artistica di una delle più esaltanti eccellenze genovesi.

Tullio Solenghi

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