Mistero Buffo di Dario Fo

Mistero Buffo è certamente il più noto in Italia e all'estero tra gli spettacoli di Fo anche quello che ha destato più polemiche. Prima del gesto, la parola: la forza di quest'opera, che segna un momento di profondo rinnovamento del teatro italiano, sta sopratutto nel linguaggio, qui reinventato attingendo ai dialetti pavani dei secoli XIII-XV, con effetti esileranti: il "grammelot".

 

"Mistero" è il termine usato già dai greci dell'epoca arcaica, per definire culti esoterici dai quali prendevano vita le rappresentazioni di eventi sacri: misteri dionisiaci. Il termine fu ripreso dai cristiani per indicare i propri riti, fin dal II-IV secolo d.C.: Mistero come spettacolo, rappresentazione sacra. Mistero buffo significa rappresentazione dei termini sacri, in forma ironica, in chiave grottesca, satirica. Chi ha inventato il mistero buffo è stato il popolo perchè per esso il teatro, specie il teatro comico-grottesco, è sempre stato il primo mezzo di espressione, di comunicazione, ma anche di provocazione e di agitazione delle idee.

 

Il teatro, insomma, era il giornale parlato e drammatizzato del popolo. Mistero buffo in 35 anni (dal 1969) ha superato 5000 allestimenti in Italia e all'estero, con esiti trionfali. E' un testo comicissimo: come Molière, Fo ha usato il riso come arma contro i bigotti. L'ironia, il sarcasmo, il lazzo, sono gli elementi di "Mistero buffo", un perfetto congenio teatrale che, con il gusto di dissacrare tutti i tartufi della terra, racconta la tacitata, millenaria storia delle classi subalterne in una satira politica e di costume che mantiene intatta nel tempo la sua carica corrosiva.

 

Proprio "Mistero buffo" di Dario Fo, autore, è la testimonianza più giusta per la motivazione con cui nel 1977 l'Accademia di Svezia gli ha conferito il premio Nobel per la letteratura, perchè insieme a Franca Rame, attrice e scrittrice, nella tradizione dei giullari medievali, dileggia il potere e restituisce la dignità agli oppressi.

 

 

 

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