Nei ricordi del più longevo e versatile dei nostri registi, mattatori, “spalle” e caratteristi di oltre sessant’anni di spettacolo, tra rivista, cabaret e televisione.

«Il comico è uno degli esempi tipici di sentimento misto di piacere e di dolore. Comico è il personaggio che improvvisamente subisce una delusione, circa le qualità e le possibilità di cui crede di disporre, senza nello stesso tempo apparire odioso e temibile; e il gusto che ne ha lo spettatore è la soddisfazione di una celata invidia, che di questa ha insieme il dolce e l’amaro. Il senso del comico, così, si risolve, in sostanza, nella percezione della propria superiorità, rispetto alla persona che appare tale. Per Aristotele, più semplicemente, la comicità di un personaggio è determinata dal presentarsi di un suo difetto o errore, in quanto però esso non appare odioso e non suscita repulsione. L’origine del comico è comunque vista sempre nell’avvertimento di una sorta di contrasto, di dislivello: si manifesti esso tra la cosa e lo spettatore, o tra la cosa reale e l’idea che altrimenti se ne possa avere» (da un articolo del «Corriere della Sera»).

 

Eventi

- Striscia la notizia (17 Novembre 2018)

La Terrazza di Michelangelo (9 Gennaio  2019)

 

 

  • Corrado

    Altro comico particolare, un “non attore”, ma ottimo presentatore. Era dotato di un umorismo istintivo; nei suoi sguardi ammiccanti i telespettatori si riconoscevano; le sue battute, anche se ovvie e scontate, potevano sembrare pensate e dette da tutti. Garbato, ironico, si propone anche, in modo distaccato, come attore comico. Ne La trottola, Corrado duetta con Vianello e con Sandra Mondaini, tenendo loro testa brillantemente.

  • Dario Fo

    Dario Fo è un genio. No, non “geniale”: è un genio, nel vero senso della parola. Pensa, agisce, scrive, parla, in anticipo di venti, trent’anni su mode, tempi, eventi. È spiazzante. Nella scelta di un argomento, nel modo di trattarlo. È un bravissimo attore comico; è autore, premiato con il Nobel per la letteratura; è scenografo e costumista dei suoi spettacoli; è regista; suggerisce ai maestri le melodie per le sue canzoni, che recita-canta in modo assolutamente personale.

  • Raffaele Pisu

    Raffaele Pisu, ovvero un’occasione mancata. Lo dico con affetto, per un caro amico. Mi riesce difficile definire esattamente cosa è Raffaele. Un attore brillante, un comico, un caratterista, un primo attore, un antagonista, un promiscuo, un grande comico. Perché è stato tutto questo, e non solo. Nella sua carriera ha interpretato, in varie situazioni, tutti questi ruoli e li ha risolti con bravura. Gli è mancato qualcosa per affermarsi definitivamente come comico, grande a tutti gli effetti.

  • Gino Bramieri

    Gino Bramieri è stato l’ultimo grande comico di tradizione. La sua prima stagione di successo, a fine anni ’50, ha coinciso con la decadenza del genere. L’avanspettacolo era morto, la rivista a grande spettacolo stava scomparendo, la neo televisione incombeva. Ma Bramieri, imperterrito, era fedele alla tradizione.

  • Paolo Villaggio

    «Caro Paolo, tu sei un bel ragazzo, magro, biondino, occhi cerulei, voce flautata. Ti piace recitare. Secondo me, potrai fare una bella carriera da attore, cominciando dalle classiche parti di attor giovane. Ma devi avere un po’ di pazienza». Così dicevo a Paolo Villaggio, nel 1952, lui non ancora ventenne, io due anni di più. Paolo era matricola all’Università di Genova. Io avevo fondato, con il professor Franco della Corte, il CUT, Centro Universitario Teatrale.

  • Walter Chiari

    «Un uomo meraviglioso, che ha sofferto tanto, ed è stato abbandonato». Così lo ricorda Valeria Fabrizi, compagna prima, poi amica per sempre dell’attore. È un ricordo triste e sofferto, quasi incredibile per un uomo estremamente estroverso e vitale, che ha divertito intere generazioni. Ma si riferisce agli ultimi anni della vita di Walter, quando si è trovato isolato, abbandonato da tanti falsi amici.

  • Ugo Tognazzi e Raimondo Vianello

    Tv come televisione; tv come Tognazzi e Vianello. Tognazzi-Vianello più tv, uguale Un, due, tre. È la prima, mitica trasmissione di varietà della paleotelevisione, della seconda metà degli anni ’50. È stata l’occasione del mio primo incontro con i due comici. Devo ricordare anche i due straordinari autori, Scarnicci e Tarabusi. Insieme abbiamo inventato il varietà televisivo.

  • Peppino De Filippo

    Una famiglia difficile è il titolo del libro di memorie di Peppino De Filippo, scritto nel 1976. La famiglia difficile è la sua, quella di suo padre, Eduardo Scarpetta, della madre, Luisa De Filippo, sarta di compagnia e nipote della moglie legittima, Rosa De Filippo, ma soprattutto dei fratelli illegittimi, Titina, Eduardo, Peppino. Una famiglia dai rapporti conflittuali, unita nei primi spettacoli, poi divisa da contrasti profondi, infine, molto tardi, riconciliata.

  • Gilberto Govi

    Potrà sembrare arbitrario, e comunque strano, curioso, trovare Gilberto Govi in questa parata dei “miei” comici. Ma sono assolutamente convinto che Govi sia da considerare un comico a tutti gli effetti, più che un attore comico. D’altra parte del comico ha tutte le caratteristiche. Al di là delle sue numerose e accurate truccature, sotto il cerone, le parrucche, i baffetti, i nasi deformati, lui rimane sempre se stesso.

  • Aldo Fabrizi

    Un bel faccione tondo; occhi grandi, un po’ bovini, spesso sbarrati nello stupore esagerato; una bocca grande aperta al sorriso, coinvolgente al divertimento, all’ilarità; doppio mento notevole; tutto su un corpaccione esagerato, sproporzionato rispetto ai piedi piccoli. Una cadenza dialettale molto marcata, romanesca ovviamente; quel suo tentativo di parlare farfugliando, gorgogliando, accennando, ammiccando… «Ci avete fatto caso…?»: ed erano osservazioni comuni, di vita normale, quotidiana, che si prestavano a divagazioni umoristiche, comiche. Era grasso? Certo, era grasso. Ma se è vero, come si dice, che i grassi fanno simpatia, lui era simpatico tre volte.

  • Renato Rascel

    1947, Genova. Teatro Pittaluga, in corso Buenos Aires. È in cartellone lo spettacolo musicale Cominciò con Caino e Abele, scritto da Michele Galdieri. In ditta Rascel e Tina De Mola, con Erika Sandri, Luisa Poselli, Clelia Matania. Io, ragazzetto, riesco ad entrare, complice un cassiere che finge di non accorgersi della mia età. Ma dove avrò trovato i soldi per il biglietto di prima fila? È questo il mio primo ricordo di Renato Rascel. Lo spettacolo è più che un avanspettacolo, una vera e propria rivista, anche se non tra quelle di prima grandezza.

  • Carlo Dapporto

    Ci sono comici che, nella vita privata, sono riservati, chiusi, gelosi della loro privacy. Altri, al contrario, sono estroversi, sopra le righe, felici di essere al centro dell’attenzione dei loro ascoltatori, sempre attenti a stupirli, a esserne applauditi. Certamente Carlo Dapporto apparteneva alla seconda categoria. Io l’ho conosciuto nel 1955.

  • Nino Taranto

    Eccolo il tratto distintivo di Taranto: la paglietta con “’e ppizze” tagliate, che lui indossava spesso, per interpretare le macchiette, come questa famosa, di Ciccio Formaggio: «Facevo la macchietta senza nasi finti, trucchi, eccetera; facevo questa macchietta in frac. I comici allora si mettevano nasi finti, parrucche, si cambiavano d’abito, da una macchietta all’altra. Io vedevo che non era possibile (interpretandone molte, una di seguito all’altra), e decisi di farle in frac». In frac, ma con la paglietta.

E ancora... Nino Taranto, Carlo Dapporto, Renato Rascel, Aldo Fabrizi, Gilberto Govi, Peppino De Filippo, Ugo Tognazzi e Raimondo Vianello, Walter Chiari, Paolo Villaggio, Gino Bramieri, Raffaele Pisu, Dario Fo... e molti altri

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RASSEGNA STAMPA

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    v. articolo pag 2 di Idalberto Fei

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