24 febbraio 2004
Castello San Giuliani - Mede (PV)

Aneddoti e persone della tivù di ieri

Quasi due ore di racconti, di aneddoti, di episodi, per descrivere cinquant'anni di televisione in Italia. Questa la sintesi dell'incontro che si è tenuto al Castello San Giuliani con Vito Molinari, regista che ha fatto la storia della tv.

 

Il racconto di Molinari parte dal 1949 quando, giovanissimo, debutta nel teatro come attore. Proseguirà questa esperienza negli anni dell'università, con le prime regie teatrali. Nel 1953, quasi casualmente, gli viene proposto di fare il regista per un nuovo mezzo di comunicazione, che si stava sperimentando in quell'anno: la televisione. I registi cinematografici e radiofonici, già famosi, snobbavano questo mezzo nuovo con imprecise immagini in bianco e nero. Fu cosi che Molinari si trovò a dirigere il 3 gennaio 1954 il programma inaugurale delle trasmissioni televisive. Da li in poi un susseguirsi di trasmissioni, fatti, episodi.

 

Molinari definisce quegli anni «paleotelevisione»: didascalica, didattica, educativa, si rivolgeva ad un pubblico che era ancora per il 22-23 per cento analfabeta, che si esprimeva quasi esclusivamente in dialetto. Quando questo elettrodomestico arrivò nelle case degli italiani apri una finestra sul mondo. E poi le innovazioni tecniche, lo sperimentare giorno dopo giorno idee, personaggi, autori. La censura ufficialmente non esisteva, ma la dirigenza attraverso i «codici di regolamentazione» dettava ciò che si poteva dire o fare: bandite parole equivoche, espressioni dubbie, inquadrature maliziose.

 

Nel '62 dirige Canzonissima con Dario Fo: tutto ancora rigorosamente in diretta. Lo scontro di Fo con i dirigenti Rai farà abbandonare l'attore a metà percorso. Molinari porterà la trasmissione alla fine, tra mille peripezie. Dall'anno successivo quasi tutto sarà rigorosamente registrato, montato e tagliato se necessario. Una infinita serie di personaggi si sono affacciati nel racconto di Molinari: Walter Chiari, Tognazzi, Raimondo Vianello, Paolo Poli, Enrico Montesano, Cochi e Renato.

 

 

Fonte: La Provincia Pavese